Magico tartufo istriano
Magico tartufo istriano
Il tartufo sta diventando una "leggenda" istriana.Quello bianco della valle del Quieto e del bosco di San Marco, nel Montonese, è un irresistibile richiamo per i buongustai e una vera vena aurifera per gli abitanti della zona. Oggi è un prodotto esportato in tutto il mondo, usato in Francia per tagliare e insaporire i paté "au truffe du Perigord" e apprezzato, in Italia, accanto al bianco per antonomasia,il tartufo d'Alba. La raccolta del tartufo fu introdotta in Istria nel 1929 da Carlo Testoni e Piero Giovanelli, che scoprirono i primi tuberi vicino a Pola. Nel1932 l'ultimo podestà di Portole,Emilio Facchini, avviò la raccolta su scala commerciale a Levade, ottenendo la prima concessione demaniale.
La strada istriana del tartufo parte da Plovania e Castelvenere, attraversa i colli di Momiano, Cremegne,Sterna e Portole (da cui si può ammirare un incantevole paesaggio: tutta la valle del Quieto, Montona, il Lago di Bottonega, Pinguente) e scende verso la capitale del tubero d'oro: Levade. Ci troviamo su un antico crocevia,nel cuore dell’Istria,nella fertile valle del Quieto, importante centroagricolo tra Montona e Santo Stefano Terme, raccordo dell'acquedotto di Pinguente e, nel passato,una delle stazioni della famosa "Parenzana",la ferrovia a scartamentoridotto che collegava Parenzo aTrieste.
Il tartufo è stato qui scoperto alla fine degli anni Venti. Nel 1927, su invito di un gruppo di imprenditori interessati a sviluppare la raccolta e il commercio del tartufo, giunsero a Levade quattro esperti tartufai italiani, forse di Alba o forse marchigiani. Un giorno, un ragazzodel paese li sorprese a scavare condelle palette (le ruscelle) in un prato. "Siete seduti su una miniera d'oro - sentenziarono gli esperti e non lo sapete".Il tartufo non era mai stato raccolto prima, per i locali era "la patata che spusa" (la patata che puzza) roba da dare ai maiali. Negli anni a seguire agli esperti si affiancarono alcuni cacciatori e contadini di Levade.
Erano tempi in cui si portavano a casa anche 6-7 chili di tartufo al giorno. Oggi di esperti locali ce ne sono parecchi, impegnati nella gara di raccolta. I risultati ci sono, e resta comunque la sfida a trovare il tartufo più prezioso, il "magnatumpico", noto anche come "giallo diLevade". Ma per trovarlo bisogna avere dei cani bene addestrati, dotati di un fiuto eccezionale e, quando la stagione è quella giusta (da ottobre a marzo) bisogna trascorrere giornate intere nei boschi. I cani migliori sono gli spinoni e ibracchi tedeschi, ma a Levade non si disdegnano neanche i bastardi, a condizione che siano temprati al freddo e all'umidità e abbiano un fiuto innato eccezionale. Sempre più frequenti i labrador. Addestrarli non è facile, anche perché non basta che il cane sia in grado di sentire il tartufo, è importante ancheche il padrone sappia comprendere i suoi messaggi, deve esserci un feeling, insomma.La raccolta del tartufo una volta era ben regolata,in particolare durante il periodo del governo italiano tra le due guerre del Novecento.
I tartufai ritiravano la tessera (il permesso) la mattina, al Consorzio, al quale dovevano portare a fine giornata tutti i tartufi raccolti (riconsegnando la tessera). Fino aqualche anno fa la raccolta e il commercio del tartufo nella valle del Quieto venivano gestiti dal Consorzio forestale di Pinguente. Proprio negli stabilimenti di Levade il prodotto veniva selezionato, conservato, inscatolato e preparato per l'esportazione.Ora la raccolta e la commercializzazione del tartufo, l'acquisto e la vendita, avvengono in modo libero, ma è in mano a poche persone che dettano i prezzi. Se la valle delQuieto è l'area d'oro della raccolta del tartufo,l'alto Buiese costituisce certamente la zona più conosciutain Istria per il suo consumo: tra Plovania, Castelvenere, Momiano e Cremegne, infatti, sono concentrati i più rinomati ristoranti specializzati, anche se ormai il tartufo si può gustare in tutta la penisola. Attenzione comunque a scegliere iristoranti migliori se si vuole “conservare” il ricordo di un momento topico. L’esperienza può esseremolto piacevole.
Un prodotto di qualità:
Il "giallo di Levade" è simile a quello più famoso d'Alba in Piemonte, di colore ocra, l'interno (la gleba)può essere rosato, con delle striature. In Istria lo si trova vicino ai salici, ai pioppi, alle querce e ai tigli. È più friabile e meno legnoso diquello piemontese, ma è più profumato e ha le stesse caratteristiche organolettiche. In Istria si trovano naturalmente anche altre varietà, tra cui il bianco albidum (meno pregiato, cresce attorno alle radici dei frassini,dei faggi) e il tartufo nero (simile a quello francese diPerigord, nasce accanto al noce e al carpano).
Merito della ferrovia
Che gli istriani abbiamo imparatoad apprezzare il tartufo solo in tempi recenti, è un dato di fatto.Come mai? Una delle spiegazionipotrebbe essere, sostengono alcuni naturalisti, la presenza recentedel tartufo in Istria,arrivato con la ferrovia. La mitica "Parenzana" - altro non era che un "asmatico, pittoresco trenino a scartamento ridotto" -fu realizzata nel 1902,ancora in epoca austriaca, con traversine provenienti da diverse zone italiane. Probabilmente in questi legni c'erano spore di tartufo che in questa zona hanno trovato un habitat ideale per riprodursi.Èuna delle teorie.Certo hail suofascino, tanto più che rimane quale testimonianza di una “curiosa”realtà scomparsa da tanto tempo. La linea ferroviaria che collegavaParenzo aTrieste,facendo un giro incredibile attraverso l’Istria interna per un totale di centoventi chilometri, tutti curve, si percorreva in sette ore di viaggio. Ma per i paesi della valle del Quieto erastata una realtà incredibile. Nonpiù trasporti su carri lungo strade dissestate e polverose, non piùquella sensazione di completo isolamento dalle località sul mare, che erano nate per i traffici ed i commerci favorite dalla loro posizione.Nel 1935 la linea è stata chiusa edurante la guerra tutte le parti inmetallo sono state smantellate e fuse per farne cannoni e altre armi, parte sono state caricate su una nave e fatte partire alla volta dell’Africa, ma la nave venne bombardata e parte della ferrovia istriana andò a poggiarsi sul fondo del Mediterraneo.Ciò che rimane oggi sul territorio a testimonianza di questo simpatico mezzo che arrivava sbuffando dal mare per inoltrarsi nelle splendide località dell'interno, sono leopere in muratura, ponti e viadottiche il tempo ha conservato e il sottobosco ha nascosto alla curiosità dei passanti. Qualche anno faun gruppo di giovani appassionatidi mountain bike vollero percorrere il tratto Porta Porton-Portole-Buie inoltrandosi nelle gallerie, attirando l'attenzione dei contadininei campi che, mentre li guardavano passare sulle loro bici coloratee le tute fosforescenti, commentavano "ma cossa fa sti mati?" (cosa fanno questi pazzi). Certo le due ruote non si potevano associareall'ansimare del trenino che saliva carico di merci e passeggeri, ma l'intenzione era proprio di ricordare un momento di storia. Per quegli amanti della mountain bike è stata una scelta felice, un itinerario da raccontare. Per gli istriani sta diventando una specie di realtà turistica. L'intenzione, o progetto che si sta perseguendo, èquella di ripristinare la linea per scopi turistici con una locomotiva sbuffante di vapore e un motoreche non inquini un ambiente rimasto miracolosamente intatto, comequello della valle del Quieto. Forsenel futuro le traversine che hanno "regalato" all'Istria il tartufo potrebbero portare i turisti nelle trattorie dell'alto Buiese a gustare gnocchi, fusi, crostini profumati, filetto e tutte le altre meraviglie della cucina istriana di fine secolo.Per ora sta diventando una pistaciclabile vera e propria in un territorio ancora intonso.
La foresta di Montona
La riserva di tartufo per eccellenza è rappresentata dalla Foresta di Montona o Bosco di San Marco, una riserva di legni voluta dalla Serenissima che la curava e la manteneva ordinata per le necessità del suo Arsenale. Con i legni della riserva
venivano costruite le navi della flotta veneziana che solcavano i mari sviluppando traffici dispezie, di stoffe, di materiali preziosi portando la propria cultura a spasso verso l’Oriente, fermando anche in luoghi lontani i simboli della propria potenza ma anche la forza della propria cultura.Questa foresta era delimitata da pietre chilometriche di cui si conservano
ancora alcuni esemplariche riportano scolpito il Leone diSan Marco. Dall’alto di Montona il colpo d’occhio sulla foresta è immenso, si riesce a cogliere il suo sviluppo ad ipsilon lungo la vallata del fiume Quieto.Parte del bosco ancor oggi viene mantenuta selvaggia per favorire il naturale ricambio della vegetazione e la creazione di un prezioso humus per le piante e la natura circostante. Il tartufo è parte di questa meraviglia, è storia, è simbolo di uno spazio incontaminato, è esempio di interazione con il territorio e diventa veicolo di ospitalità, di desiderio di conoscere una terra anche attraverso i suoi profumi e i suoi sapori… basta lasciarsi coinvolgere ed incantare.
Il tartufo sta diventando una "leggenda" istriana.Quello bianco della valle del Quieto e del bosco di San Marco, nel Montonese, è un irresistibile richiamo per i buongustai e una vera vena aurifera per gli abitanti della zona. Oggi è un prodotto esportato in tutto il mondo, usato in Francia per tagliare e insaporire i paté "au truffe du Perigord" e apprezzato, in Italia, accanto al bianco per antonomasia,il tartufo d'Alba. La raccolta del tartufo fu introdotta in Istria nel 1929 da Carlo Testoni e Piero Giovanelli, che scoprirono i primi tuberi vicino a Pola. Nel1932 l'ultimo podestà di Portole,Emilio Facchini, avviò la raccolta su scala commerciale a Levade, ottenendo la prima concessione demaniale.
La strada istriana del tartufo parte da Plovania e Castelvenere, attraversa i colli di Momiano, Cremegne,Sterna e Portole (da cui si può ammirare un incantevole paesaggio: tutta la valle del Quieto, Montona, il Lago di Bottonega, Pinguente) e scende verso la capitale del tubero d'oro: Levade. Ci troviamo su un antico crocevia,nel cuore dell’Istria,nella fertile valle del Quieto, importante centroagricolo tra Montona e Santo Stefano Terme, raccordo dell'acquedotto di Pinguente e, nel passato,una delle stazioni della famosa "Parenzana",la ferrovia a scartamentoridotto che collegava Parenzo aTrieste.
Il tartufo è stato qui scoperto alla fine degli anni Venti. Nel 1927, su invito di un gruppo di imprenditori interessati a sviluppare la raccolta e il commercio del tartufo, giunsero a Levade quattro esperti tartufai italiani, forse di Alba o forse marchigiani. Un giorno, un ragazzodel paese li sorprese a scavare condelle palette (le ruscelle) in un prato. "Siete seduti su una miniera d'oro - sentenziarono gli esperti e non lo sapete".Il tartufo non era mai stato raccolto prima, per i locali era "la patata che spusa" (la patata che puzza) roba da dare ai maiali. Negli anni a seguire agli esperti si affiancarono alcuni cacciatori e contadini di Levade.
Erano tempi in cui si portavano a casa anche 6-7 chili di tartufo al giorno. Oggi di esperti locali ce ne sono parecchi, impegnati nella gara di raccolta. I risultati ci sono, e resta comunque la sfida a trovare il tartufo più prezioso, il "magnatumpico", noto anche come "giallo diLevade". Ma per trovarlo bisogna avere dei cani bene addestrati, dotati di un fiuto eccezionale e, quando la stagione è quella giusta (da ottobre a marzo) bisogna trascorrere giornate intere nei boschi. I cani migliori sono gli spinoni e ibracchi tedeschi, ma a Levade non si disdegnano neanche i bastardi, a condizione che siano temprati al freddo e all'umidità e abbiano un fiuto innato eccezionale. Sempre più frequenti i labrador. Addestrarli non è facile, anche perché non basta che il cane sia in grado di sentire il tartufo, è importante ancheche il padrone sappia comprendere i suoi messaggi, deve esserci un feeling, insomma.La raccolta del tartufo una volta era ben regolata,in particolare durante il periodo del governo italiano tra le due guerre del Novecento.
I tartufai ritiravano la tessera (il permesso) la mattina, al Consorzio, al quale dovevano portare a fine giornata tutti i tartufi raccolti (riconsegnando la tessera). Fino aqualche anno fa la raccolta e il commercio del tartufo nella valle del Quieto venivano gestiti dal Consorzio forestale di Pinguente. Proprio negli stabilimenti di Levade il prodotto veniva selezionato, conservato, inscatolato e preparato per l'esportazione.Ora la raccolta e la commercializzazione del tartufo, l'acquisto e la vendita, avvengono in modo libero, ma è in mano a poche persone che dettano i prezzi. Se la valle delQuieto è l'area d'oro della raccolta del tartufo,l'alto Buiese costituisce certamente la zona più conosciutain Istria per il suo consumo: tra Plovania, Castelvenere, Momiano e Cremegne, infatti, sono concentrati i più rinomati ristoranti specializzati, anche se ormai il tartufo si può gustare in tutta la penisola. Attenzione comunque a scegliere iristoranti migliori se si vuole “conservare” il ricordo di un momento topico. L’esperienza può esseremolto piacevole.
Un prodotto di qualità:
Il "giallo di Levade" è simile a quello più famoso d'Alba in Piemonte, di colore ocra, l'interno (la gleba)può essere rosato, con delle striature. In Istria lo si trova vicino ai salici, ai pioppi, alle querce e ai tigli. È più friabile e meno legnoso diquello piemontese, ma è più profumato e ha le stesse caratteristiche organolettiche. In Istria si trovano naturalmente anche altre varietà, tra cui il bianco albidum (meno pregiato, cresce attorno alle radici dei frassini,dei faggi) e il tartufo nero (simile a quello francese diPerigord, nasce accanto al noce e al carpano).
Merito della ferrovia
Che gli istriani abbiamo imparatoad apprezzare il tartufo solo in tempi recenti, è un dato di fatto.Come mai? Una delle spiegazionipotrebbe essere, sostengono alcuni naturalisti, la presenza recentedel tartufo in Istria,arrivato con la ferrovia. La mitica "Parenzana" - altro non era che un "asmatico, pittoresco trenino a scartamento ridotto" -fu realizzata nel 1902,ancora in epoca austriaca, con traversine provenienti da diverse zone italiane. Probabilmente in questi legni c'erano spore di tartufo che in questa zona hanno trovato un habitat ideale per riprodursi.Èuna delle teorie.Certo hail suofascino, tanto più che rimane quale testimonianza di una “curiosa”realtà scomparsa da tanto tempo. La linea ferroviaria che collegavaParenzo aTrieste,facendo un giro incredibile attraverso l’Istria interna per un totale di centoventi chilometri, tutti curve, si percorreva in sette ore di viaggio. Ma per i paesi della valle del Quieto erastata una realtà incredibile. Nonpiù trasporti su carri lungo strade dissestate e polverose, non piùquella sensazione di completo isolamento dalle località sul mare, che erano nate per i traffici ed i commerci favorite dalla loro posizione.Nel 1935 la linea è stata chiusa edurante la guerra tutte le parti inmetallo sono state smantellate e fuse per farne cannoni e altre armi, parte sono state caricate su una nave e fatte partire alla volta dell’Africa, ma la nave venne bombardata e parte della ferrovia istriana andò a poggiarsi sul fondo del Mediterraneo.Ciò che rimane oggi sul territorio a testimonianza di questo simpatico mezzo che arrivava sbuffando dal mare per inoltrarsi nelle splendide località dell'interno, sono leopere in muratura, ponti e viadottiche il tempo ha conservato e il sottobosco ha nascosto alla curiosità dei passanti. Qualche anno faun gruppo di giovani appassionatidi mountain bike vollero percorrere il tratto Porta Porton-Portole-Buie inoltrandosi nelle gallerie, attirando l'attenzione dei contadininei campi che, mentre li guardavano passare sulle loro bici coloratee le tute fosforescenti, commentavano "ma cossa fa sti mati?" (cosa fanno questi pazzi). Certo le due ruote non si potevano associareall'ansimare del trenino che saliva carico di merci e passeggeri, ma l'intenzione era proprio di ricordare un momento di storia. Per quegli amanti della mountain bike è stata una scelta felice, un itinerario da raccontare. Per gli istriani sta diventando una specie di realtà turistica. L'intenzione, o progetto che si sta perseguendo, èquella di ripristinare la linea per scopi turistici con una locomotiva sbuffante di vapore e un motoreche non inquini un ambiente rimasto miracolosamente intatto, comequello della valle del Quieto. Forsenel futuro le traversine che hanno "regalato" all'Istria il tartufo potrebbero portare i turisti nelle trattorie dell'alto Buiese a gustare gnocchi, fusi, crostini profumati, filetto e tutte le altre meraviglie della cucina istriana di fine secolo.Per ora sta diventando una pistaciclabile vera e propria in un territorio ancora intonso.
La foresta di Montona
La riserva di tartufo per eccellenza è rappresentata dalla Foresta di Montona o Bosco di San Marco, una riserva di legni voluta dalla Serenissima che la curava e la manteneva ordinata per le necessità del suo Arsenale. Con i legni della riserva
venivano costruite le navi della flotta veneziana che solcavano i mari sviluppando traffici dispezie, di stoffe, di materiali preziosi portando la propria cultura a spasso verso l’Oriente, fermando anche in luoghi lontani i simboli della propria potenza ma anche la forza della propria cultura.Questa foresta era delimitata da pietre chilometriche di cui si conservano
ancora alcuni esemplariche riportano scolpito il Leone diSan Marco. Dall’alto di Montona il colpo d’occhio sulla foresta è immenso, si riesce a cogliere il suo sviluppo ad ipsilon lungo la vallata del fiume Quieto.Parte del bosco ancor oggi viene mantenuta selvaggia per favorire il naturale ricambio della vegetazione e la creazione di un prezioso humus per le piante e la natura circostante. Il tartufo è parte di questa meraviglia, è storia, è simbolo di uno spazio incontaminato, è esempio di interazione con il territorio e diventa veicolo di ospitalità, di desiderio di conoscere una terra anche attraverso i suoi profumi e i suoi sapori… basta lasciarsi coinvolgere ed incantare.
Guiness record!
Il giorno 30 marzo del 2000, direttamante dalla sede del "Guinness world record" e pervenuto il bollettino ufficiale nel quale veniva specificato che in Istria era stato rinvenuto il tartufo piu grande al mondo.
Lo aveva estratto il signor Giancarlo Zigante con la sua cagnetta Diana nei pressi della localita di Levade il 2 novembre dell'anno 1999. Il peso del grande tartufo bianco ammontava esattamente a kg. 1,310.
Questo tartufo millenario, come viene ancora oggi chiamato dalla famiglia Zigante, fu deciso di non venderlo, bensi di usarlo per promuovere il tartufo e la Regione istriana. Fu percio organizzata una cena per 100 invitati nella quale il primo piatto faceva sfoggio del MILLENNIUM. Affinche i viaggiatori e i turisti si rendessero conto della mole del tartufo gigante bianco, il signor Giancarlo Zigante ne ha fatto fondere una copia perfetta in bronzo. L' opera e stata esposta nel negozio della ditta CEA a Levade e particolari su questo negozio potrete trovarli prossimamente sulle pagine di questo sito sotto la voce novita.
" Ovviamente non e la fine, bensi l'inizio di una bella nuova storia che ha come scopo finale il riconoscimento della nosra regione tra le piu interessanti produttrici di tartufi" come afferma con convinzione il signor Zigante.
Lo aveva estratto il signor Giancarlo Zigante con la sua cagnetta Diana nei pressi della localita di Levade il 2 novembre dell'anno 1999. Il peso del grande tartufo bianco ammontava esattamente a kg. 1,310.
Questo tartufo millenario, come viene ancora oggi chiamato dalla famiglia Zigante, fu deciso di non venderlo, bensi di usarlo per promuovere il tartufo e la Regione istriana. Fu percio organizzata una cena per 100 invitati nella quale il primo piatto faceva sfoggio del MILLENNIUM. Affinche i viaggiatori e i turisti si rendessero conto della mole del tartufo gigante bianco, il signor Giancarlo Zigante ne ha fatto fondere una copia perfetta in bronzo. L' opera e stata esposta nel negozio della ditta CEA a Levade e particolari su questo negozio potrete trovarli prossimamente sulle pagine di questo sito sotto la voce novita.
" Ovviamente non e la fine, bensi l'inizio di una bella nuova storia che ha come scopo finale il riconoscimento della nosra regione tra le piu interessanti produttrici di tartufi" come afferma con convinzione il signor Zigante.